Ermes Ronchi Marina Marcolin
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ODE AL VINO
Vino color del giorno,
vino color della notte,
vino con piedi di porpora
o sangue di topazio,
vino, stellato figlio
della terra, vino, liscio
come una spada d’oro,
morbido come
un disordinato velluto,
vino inchiocciolato
e sospeso,
amoroso, marino,
non sei mai presente in una sola coppa,
in un canto, in un uomo,
sei corale, gregario,
e, quanto meno, scambievole…“Odi Elementari” del 1954
Pablo Neruda
Scrittore, poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1971, ma anche politico e diplomatico, Pablo Neruda è sicuramente uno dei personaggi di spicco del Novecento.
Nato a Parral, in Cile, nel 1904, fin da giovanissimo coltiva la passione per la scrittura, tanto che già a tredici anni pubblica storie e articoli su un giornale locale: “La Mañana”.
Pablo Neruda è in realtà lo pseudonimo di Ricardo Eliécer Reyes Basoalto; pseudonimo adottato a partire dal 1920…
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Ode al legno
Di quanto conosco
e riconosco
fra tutte le cose
è il legno
il mio migliore amico.
Lo porto per il mondo
nel mio corpo, nei miei vestiti,
l’aroma della segheria
odore di tavola rossa.
……
Ti conosco, ti amo,
ti vidi nascere, legno.
Per questo
se ti tocco
mi rispondi
come un corpo amato,
mi mostri
i tuoi occhi e le tue fibre,
i tuoi nodi, i tuoi nei,
le tue venature
come immobili fiumi.
……Ode al primo giorno dell’anno
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli: i giorni
sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura…

petalo e petalo
si formò la tua bellezza,
squame di cristallo ti accrebbero
e nel segreto della terra oscura
si arrotondò il tuo ventre di rugiada.
Sotto la terra
fu il miracolo
e quando apparve
il tuo rozzo stelo verde,
e nacquero
le tue foglie come spade nell’orto,
la terra accumulò il suo potere
mostrando la tua nuda trasparenza,
e come in Afrodite il mar remoto
duplicò la magnolia
innalzando i suoi seni,
così ti fece,
cipolla,
chiara come un pianeta,
e destinata
brillare,
costellazione costante,
rotonda rosa d’acqua,
sopra
la tavola
della povera gente.
disfi
il tuo globo di freschezza
nella consumazione
fervente della pentola,
e la parete di cristallo
al calore acceso dell’oliosi trasforma in arricciata penna d’oro.
Anche ricorderò come feconda
la tua influenza l’amor dell’insalata,
e sembra che il cielo contribuisca
dandoti fine forma di grandine
a celebrare la tua chiarità sminuzzata
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