Questa scritta in latino scolpita nel secondo capitello (il primo è posto semi incassato nella parete d’igresso) della navata di sinistra della Pieve di Romena ci racconta già molto su questa chiesa. Fu costruita in tempo di fame (una carestia) nel 1152. Una storia tramandata nei secoli, ma non confermata da nessun documento, ci dice che sia stata costruita per volere della Contessa di Canossa morta circa 35 anni prima. E’ la stessa storia che accompagna anche l’edificazione della Pieve di San Pietro a Cascia di Reggello che dovrebbe essere avvenuta 10/20 anni prima di Romena. La Contessa aveva lasciato alla chiesa parte delle sue ingenti ricchezze che dovevano essere destinate alla costruzione di chiese. Se per la pieve valdarnese la storia è comunemente accettata per la chiesa casentinese non è mai stata credibile. Si dice sia stata realizzata con grande sforzo da manovalanza locale come forma massima di preghiera e sacrificio per far passare il periodo di carestia. Questa storia è accettata, ma si suppone un intervento economico dei Conti Guidi di Romena per l’acquisto di materiale non reperibile in zona e per pagare le specializzate maestranze (lombarde, ma di scuola francese) che realizzarono le parti scultoree della pieve: capitelli, abside e certamente parti della facciata che oggi non abbiamo più. https://www.ilbelcasentino.it/pieve-romena-seq.php?idimg=2948
Viviamo giorni impensabili. Giorni di isolamento e di preoccupazione. Giorni di vicinanza, col cuore, a chi è più esposto, a chi fatica, a chi soffre.
Ciò che possiamo fare, l’unica cosa che può davvero aiutarci, oltre a rispettare tutto ciò che ci viene richiesto per fronteggiare il virus, è provare a leggere questi giorni dal di dentro, è provare a dar loro un senso e una direzione. Ed è qui che entra in gioco Romena. La pieve da cui nasce il cammino della Fraternità di Romena fu costruita quasi mille anni fa in un tempo di carestia. Ma quel “tempore famis” che i suoi costruttori vollero incidere su un suo capitello, a futura memoria, non voleva solo rammentare ai posteri che la sua origine era in una sofferenza collettiva. Il suo scopo era di mostrare che da quel periodo di fragilità e di fatica poteva nascere uno spazio di autenticità…