E’ la domenica del Vangelo del buon pastore. E accanto a un gregge di pecore, vicino Romena, don Luigi Verdi commenta questa pagina di Giovanni. Queste sono le parole con cui introduce il suo commento: “La pace non è un bene acquisito, può bastare un virus, può bastare una stagione di ignoranza per ridurre un Paese in cenere. Oggi più che mai c’è bisogno di uomini donne che trovino tempo, parole, gesti per impedire che il peggio si faccia avanti: far uscire il meglio di noi da questa povertà che è dentro la vita ci salverebbe dalla corruzione che portano le paure”.
La preghiera che vorrei fare, è un aiuto per ognuno di noi di fronte alla paura:
Nella paura serro gli occhi, ma proprio sotto le palpebre, si annida altra paura. La paura ci pressa sotto gli occhi delle nostre intenzioni, è la paura di vivere che preme, che disarma. È la paura delle cose che crescono, la paura dell’ignoto, paura degli altri, dei gesti che faccio, delle parole che non si dicono. Ho paura del tempo rapido e veloce, del buio sbarrato. Ho paura di camminare sulle acque; la paura è un violino nascosto nel pozzo, di cui ascoltiamo i gemiti da lontano. Avrei paura, ma non mi è permesso. Devo guardare negli occhi la vita!