Sono un orfano di acqua e di cielo Un frutto che da terra guarda il ramo Orfano di origine e di storia E di una chiara traiettoria Sono orfano di valide occasioni Del palpitare di un’idea con grandi ali Di cibo sano e sane discussioni Delle storie, degli anziani, cordoni ombelicali Orfano di tempo e silenzio Dell’illusione e della sua disillusione Di uno slancio che ci porti verso l’alto Di una cometa da seguire, un maestro d’ascoltare Di ogni mia giornata che è passata Vissuta, buttata e mai restituita Orfano della morte, e quindi della vita
Sono orfano di pomeriggi al sole, delle mattine senza giustificazione Dell’era di lavagne e di vinile, di lenzuola sui balconi Di voci nel cortile Orfano di partecipazione e di una legge che assomiglia all’uguaglianza Di una democrazia che non sia un paravento Di onore e dignità, misura e sobrietà E di una terra che è soltanto calpestata Comprata, sfruttata, usata e poi svilita Orfano di una casa, di un’Italia che è sparita
Sauro Secci: Bello il concetto di circolarità nel brano di stasera.L’amore vero non può che essere circolare come questo nuovo ma antico concetto di economia circolare, strada di riconciliazione con il pianeta
Serena Becagli Ciao Luca, grazie. Questo mondo ci vuole “performanti”, ricchi e vincenti (un mondo fallito, speriamo se ne stia rendendo conto).
Sauro Secci: La geometria in questo caso ci viene incontro, veniamo da anni di “economia lineare” che ha depauperato dissennatamente risorse del pianeta e clima contrapponendo anche lavoro e ambiente.
Lucia Anna: Paraclito: “chiamato presso”, stabilmente. Non so se c’entra, ma questo mi ha richiamato “il Verbo si è fatto carne ed ha preso dimora presso di noi”. Il tempo della “palestra” di fiducia richiesto agli apostoli per passare dal Gesù Dio e Uomo allo Spirito invisibile agli occhi, mi sembra quasi…