La serenità interiore
La vita è meravigliosa perché non dà niente per scontato: posso programmare una giornata, ma non è detto che le cose le realizzerò come dico io. Capitano a volte sconvolgimenti emotivi che causano ansia e stress. Tutto allora ci sembra fragile e caduco, perfino l’equilibrio che avevamo faticosamente costruito. Ma la nostra serenità allora da cosa dipende? Se la facciamo dipendere da eventi esogeni, rischiamo di essere sempre e comunque in balia degli stessi. Oggi siamo felici, domani no. Penso invece che dipenda essenzialmente dal nostro rapporto con Dio, che deve essere necessariamente puro e autentico per evitare il rischio di considerare Dio una sorta di anestetico o un rifugio alle paure più recondite dell’uomo. L’abbiamo incontrato Dio si o no? Abbiamo capito che c’è? Abbiamo sperimentato che Egli ci ascolta quando lo preghiamo e che niente, ma proprio niente, nella nostra vita accade per caso? Se la risposta è affermativa, la serenità interiore è vivere, pur in mezzo alle burrasche, come un bimbo in braccio alla madre.
La gioia è il barometro dell’anima.
È un indicatore, “una spia”, un segnale.
Se manca, qualcosa non è a posto, qualcosa non va.
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(…) La Chiesa ha ricevuto in compito dal buon Dio di conservare nel mondo questo spirito di infanzia, questa semplicità, questa freschezza (…) La Chiesa è depositaria della gioia, di tutto il patrimonio di gioia riservato a questo triste mondo. Quello che avete fatto contro di lei è stato fatto contro la gioia»
Diario di un curato di campagna